sabato 14 novembre 2015

E il maestro Muti va a tenere concerti nei posti più sperduti, mentre non dirige più nè a Roma, nè a Milano nè a Firenze...

Un'anomalia c'è. E non tanto per  il fatto che Muti si sia legato alla sua più giovane creatura che è la 'Orchestra Cherubini'. Anzi. L'anomalia è rappresentata dal fatto che se lo si vuole ascoltare occorre  mettersi in viaggio e raggiungere i più sperduti borghi  del nostro paese. Che fa il maestro? Snobba le grandi città, gli storici teatri dove ha giurato - e finora la promessa sembra averla mantenuta -  che non tornerà per ora a dirigere, per farlo in piccoli centri, in festivalini - come quello nel quale si appresta a debuttare, in Umbria, ad Assisi (  'Omaggio all'Umbria' del quale è presidente onorario Mauro Masi - ve lo ricordate? - e direttrice artistica Laura Musella, celeberrima cantante lirica ma chi se la ricorda?, e al suo fianco  Romualdo Tocchio, che nessuno sa chi sia), un festival che fa il botto una volta l'anno - negli anni passati c'era sempre Zubin Mehta che faceva il botto, con l'Orchestra del Maggio  - e poi spara bombette, mettendo uno dopo l'altro sul palco bambini 'prodigio' nei vari campi, con qualche accompagnatore pianistico d'affezione, come Stefano Ragni e dove - dimenticavamo - qualche volta  torna a cantare anche la celeberrima cantante direttrice artistica, come preziosissimo regalo al suo festival.
 Certo, tornando a Muti, nessuno può decidere per lui dove dirigere. E lui ha il diritto di farlo dove vuole, anche  se a noi sembra il ripetersi pari pari della storia della celebre barzelletta - senz'offesa per nessuno, tanto meno per il maestro - che racconta di un marito rifugiato sotto il letto per paura delle botte della moglie (ma qui non c'entra la moglie del maestro, sia chiaro!) gridare alla moglie: questa è casa mia e sto dove mi pare!
Come  non è, ad esempio,  neanche ciò che faceva il grande Sviatoslav Richter, musicista fra i più geniali ed irregolare, anche nella vita, quasi sempre fuori dalle regole. Lui girava per il nostro paese, che spesso visitava, si faceva mostrare chiese e teatrini ed ogni altro luogo baciato dalla bellezza dell'ingegno umano, e, su due piedi, decideva che l'indomani vi avrebbe tenuto un concerto. Altra cosa, come si vede.
 Allora, se un consiglio possiamo permetterci di dare al Maestro... no domani, ma dopo domani e  nei mesi a venire, ricominci a dirigere in Italia, oltre la sua Cherubini, anche i nostri complessi più importanti. Non sarebbe una sconfitta; tutti lo leggeremmo come effetto della superiorità del maestro rispetto alle beghe e bassezze umane.
 A dir il vero, dopo il disastro di ieri a Parigi, vien voglia veramente di convincersi che è tempo di cambiar vita, per tutti. E di volare alto!

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