domenica 22 novembre 2015

Ci risiamo con la CGIL. Alla Scala.

Ricordate l'ammutinamento dei minoritari  dipendenti iscritti alla CGIL dell'Opera di Roma che avevano deciso, in aperto disaccordo con le altre sigle sindacali, CISL e UIL, che costituivano la maggioranza degli iscritti fra i lavoratori dell'Opera di Roma, di affondare la nave?  E ricordate che, poi, l'allora timoniere minacciava di salvarla, mandando ancora più a fondo la stessa nave, opponendo agli scioperanti - una minoranza, una parte esigua della ciurma che il capo pirata poteva con diverse maniere anche ricondurre a meno bellicosi pensieri - l'esternalizzazione dei lavoratori  preposti alla sua navigazione artistica? Beh, tutta quella brutta storia che esposero il timoniere di allora, ancora al comando per meriti acquisiti sul campo - anzi, in mare - si risolse con un buco nell'acqua, che in mare non è difficile fare: quando l'insano proposito risolutorio del timoniere, dal mondo intero criticato, rientrò, la ciurma ritornò a  ramazzare la nave  ed a tirar su le vele per la ripresa della navigazione. Che ora, miracolosamente, prosegue spedita. Boh!
 Quella stessa sigla sindacale ha già fatto qualche guaio a  Milano ed un altro ancora ne minaccia, Ha fatto saltare, alla Scala, non più tardi di una decina di giorni fa uno spettacolo di balletto con Bolle ed una stella ospite, quando il sovrintendente s'era detto convinto che con i tecnici restanti, quelli che non intendevano scioperare, il balletto sarebbe andato in scena. Ed invece no, le convinzioni del timoniere scaligero si sono scontrate - probabilmente - con la capacità di far proseliti della minuta ciurma della CGIL del teatro milanese, che lamentava la mancanza di personale fra i tecnici di palcoscenico.
 Ora quella ciurmetta si rifa viva e minaccia scioperi durante le prove, ma rassicura sulla prima, a Sant'Ambrogio, della Giovanna D'Arco verdiana che Chailly sta concertando nel suo primo anno da direttore musicale  della Scala - ma il suo incarico, formalmente, attende le dimissioni, anticipate, da Lipsia. E le ragioni dell'agitazione stanno sempre  nella richiesta, non esaudita, di assumere altri tecnici di palcoscenico, necessari, a loro dire.
 Certo è assai curioso che proprio quando il governo, su spinta anche di Franceschini - sarà vero?- ha varato la legge che equipara musei monumenti e siti archeologici ai servizi pubblici, con conseguenti leggi più restrittive sulle agitazioni sindacali, sono ripresi scioperi ed assemblee durante l'orario di lavoro nei siti archeologici, nei musei e nei monumenti più importanti di Roma ( Colosseo e Foro romano, fra i più importanti) ed anche nei teatri, come insegna la Scala. Da non equiparare ai  musei per nessuna ragione, salvo quando per colpa di un  pugno di agitati della ciurma, la nave della musica, dopo le mazzate di Nastasi,  dovesse andare a sbattere sugli scogli, affondando,  e chiudendola ai naviganti.
P.S apprendiamo  che gli scioperi alla Scala sono stati sospesi, la sovrintendenza ha accolto le richieste dei lavoratori, quanto meno ha raggiunto un accordo.

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