sabato 28 novembre 2015

Annunciazione, annunciazione. Una tecnica abusata che non convince.

Non riusiamo più a ricordare quante volte Alemanno, nel corso della sua permanenza in Campidoglio abbia inaugurato il cosiddetto 'Ponte della Musica', monumento allo spreco voluto, finanziato e fatto innalzare da Walter Veltroni a Roma, maestro dell'annunciazione quasi giornaliera, a rotta di collo. Anche  Alemanno, per superare il suo maestro e predecessore, non s'è tirato mai  indietro. Non ricordiamo le volte che lo si è annunciato prima che i lavori fossero definitivamente conclusi, ed il ponte aperto al traffico pedonale - ogni giorno lo attraverseranno al massimo un centinaio di persone, se pure. E poi, dopo annunci  su annunci, la grande solenne inaugurazione del 'Ponte della Musica' che  ha conservato tale denominazione, in quanto pensato per collegare il Foro italico, dalle parti dello stadio del tennis e dell'ISEF,  all'Auditorium di Roma, ma alla quale una seconda se ne è aggiunta, per volere del colto Alemanno e di una nutrita truppa del generone romano, con il nome di 'Armando Trovajoli', da poco deceduto all'epoca,  caldeggiata da tanti musicisti e non che frequentavano la sua villa all'Olgiata. Non che Trovajoli non meritasse una dedica, ma prima di lui, a Roma, in Italia, sarebbe stato più opportuno intitolare quel ponte che so a Verdi, o a Vivaldi, e se poi non si voleva scendere negli oscuri lontani anfratti della storia, perchè non a Nino Rota che senz'altro nel mondo è straconosciuto, molto più di Trovajoli che resta comunque, anche dopo l'intitolazione  del Ponte della Musica, agli occhi del mondo uno sconosciuto (perchè non può essere una canzone, per quanto popolare, a renderlo immediatamente noto).
 Ma ora ci interessa di più restare sul tema  della tecnica degli 'annunci' cari a chi governa, specie quando riguardano imprese dal lungo iter ( che, a loro volta, permettono di parlarne tante volte) , dall'impegnativa realizzazione, e dall'inutile esistenza per la collettività.
Non fu ancora Alemanno che più d'una volta, tre almeno, in un anno o poco più, a sparare quel progetto che aveva in mente solo lui - e chi altri?- di trasformare una delle caserme di via Guido Reni in teatro? E sapete quale ragione vi adduceva? La ragione che l'Auditorium - che non aveva avuto la fortuna di inaugurare lui - di teatri non ne ha neanche uno, ma solo sale da concerto, e perchè, a suo modo di vedere, lui che l'Opera non la frequentava mai, il Costanzi e il Nazionale non erano più sufficienti ad ospitare l'intensissima  attività lirica del teatro dell'Opera. Bastava aspettare qualche mese per capire che i due preesistenti teatri erano già troppo, per un teatro condannato dagli vertici che lui aveva voluto ed insediato,  praticamente all'inattività e che quel progetto  di Alemanno era una bufala.
 Meno fanno e più le sparano grosse per coprire il vuoto della loto insignificante amministrazione. E' una tecnica collaudata dei nostri politici, compreso Renzi che  la conosce alla perfezione e l'adopera.
 Ci sono teatri d'opera italiani i cui sovrintendenti  sparano ogni giorno annunci per qualunque cosa appena fatta, da fare, da progettare,  o che mai si farà. Intanto beccatevi l'annuncio! Il teatro San Carlo di Napoli è un modello per tutti: la sovrintendente Purchia, e il direttore artistico Pinamonti non lasciano passare giorno senza annunci. Non importa quello che si annuncia, purchè si annunci. Ad esempio, il calendario 'educational' del teatro è il più fitto e importante del pianeta, così hanno annunciato.  Ieri abbiamo segnalato come anche Fuortes, a  Roma, se la batte con la Purchia, in fatto di annunci.
 A tanto attivismo  fa da pendant la totale assenza di alcuni enti dalla passerella dell'annunciazione; di alcuni teatri non sappiamo neanche se sono ancora aperti; mentre ve ne sono altri, e sono  da imitare, i quali riservano tale tecnica, ridimensionata per decenza ed opportunità,  alle imprese che  lo meritano, abbassando invece i toni in tutti gli altri casi nei quali segnalerebbero nient'altro che la semplice routine, non sempre  di livello, come invece dovrebbe anch'essa essere.
 Tanto per non assistere anche noi muti, eccovi un annuncio. Senza voler stilare una nuova classifica, che lasciamo ad una rivista di musica che nelle classifiche si è specializzata, ma solo nelle classifiche, vorremmo  poter registrare una volta, con criteri oggettivi, non come quelli  infami e truffaldini  del logaritmo usato da Nastasi quand'era al Ministero, di quanto è cresciuta la qualità di orchestre e cori italiani negli ultimi anni.  Potremmo forse scoprire che orchestre e cori delle nostre fondazioni liriche stanno migliorando, perchè no?  E se invece scoprissimo il contrario? Avremmo ragioni su ragioni per batterci  perchè migliorino, sospendendo, per qualche tempo, gli infiniti annunci non veritieri.

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