martedì 22 settembre 2015

Franceschini incolpa i sindacati per l'assemblea al Colosseo

Ha capito di essere stato messo alla berlina il nostro ministro della cultura, Dario Franceschini, per la storia dell'assemblea dei lavoratori al Colosseo che ne ha impedito l'apertura, per tre ore, la mattina del 18 u.s.
E onde evitare la gogna pubblica per non aver saputo ricomporre la frattura fra lavoratori e ministero, si è fatto forte del premier che in meno di ventiquattr'ore gli ha  firmato il decreto che egli voleva e che già in precedenza aveva minacciato. Ci voleva la chiusura per tre ore del Colosseo per giungere a quella decisione? Non bastavano gli altri casi, non tanto lontani nel tempo,  a Roma come a Pompei?
 Ora, solo ora tira fuori la storia che  i fondi per il pagamento degli straordinari erano stati sbloccati. Perchè lo dice solo ora, mostrando carte alle quali ci sia consentito di non credere, e che egli dice di aver comunicato con lettera il giorno precedente l'assemblea?
  Se ci teneva tanto ad evitare quella vergogna di fronte al mondo, perchè non l'ha comunicato di persona, mezzo telefono, temendo i disservizi delle comunicazioni scritte anche fra ministeri, o fatto comunicare ad uno dei tanti dirigenti non occupatissimi del suo ministero? Bastava telefonare - se le cose stavano davvero come egli dice solo ora - per scongiurare l'assemblea  e risolvere alla radice il problema. Ma  effettivamente la firma è arrivata, il giorno 21- dunque solo ieri.
Ecco il Franceschini sbugiardato. Come può pretendere che gli crediamo? era da oltre un mese che andava dicendo - che faceva dire - che la faccenda era risolta, ed invece non lo era, essendo stata  realmente risolta solo ieri.
Comunque poteva dichiarare ufficialmente - parola di ministro! - che il problema era risolto alla vigilia dell'assemblea e non ci sarebbe stato tutto quel giusto casotto di rimostranze da parte dei turisti che avevano proprio quella mattina destinato alla visita al monumento.
In questa storia s'è inserito prima Briatore, nientemeno che Briatore, che si è rivolto direttamente alla Barracciu, che probabilmente conosce dai tempi delle sue frequentazioni del Billionaire sardo, dicendole che la sua sortita -'hanno commesso un reato'!- era fuori luogo e che i custodi andavano aumentati di numero, come necessario, ed anche pagati il giusto. Già il giusto. Meglio non toccare questo argomento in Italia, dove si paga sì, ma solo chi non merita e dunque ingiusto risulta il pagamento. La politica ne sa qualcosa.
 E, ieri, buon ultimo, ma sempre rispondente ad ogni appello,  Salvini il quale ha confermato l'idiozia della Barracciu, sottosegretario alla cultura per volontà di Renzi, quando ha detto che lui i lavoratori riuniti in assemblea li avrebbe licenziati. Toh, che suggerimento. Detto fatto, il sovrintendente ha richiesto l'elenco dei partecipanti all'assemblea, per verificare che nessuno avesse superato le 10 ore annue previste dal contratto per assemblee sindacali, pena l'invio di un richiamo. Che paura!  Comunque ora con il decreto Renzi appena pubblicato sulla Gazzetta ufficiale,  i lavoratori dei beni culturali ci pensino due volte prima di riunirsi in assemblea, senza aver  avvertito con congruo anticipo sindaco prefetto ministro e capo del governo. Dopo che sindaco prefetto ministro e premier avranno rivisto l'organico e pagati gli straordinari, come ha  invitato a fare perfino Briatore.
 Questa sera Franceschini parlerà al popolo dagli studi  RAI di Ballarò.

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