mercoledì 19 agosto 2015

Anna Coliva, Romana, l'unica che resta. A proposito della selezione dei direttori dei maggiori musei italiani e della commissione presieduta da Paolo Baratta. Il Maxxi diretto dall'italo-americana Melandri

La Commissione internazionale voluta da Franceschini per individuare venti professionisti da mettere a capo dei principali musei italiani - che , da quanto si apprende dovrebbero avere autonomia di gestione, ma sui particolari di tale autonomia nulla ancora si sa, a selezione conclusa - e presieduta dal sempiterno Paolo Baratta ( a capo della Biennale, con mandato in scadenza e che non disdegnerebbe di essere rinominato per la terza volta consecutiva, dopo incarichi anche precedenti sempre alla Biennale, e con nessuna voglia di farsi da parte per avviare il ricambio che , su invito di Franceschini, ha tentato di mettere in atto  con la commissione da lui presieduta) ha concluso i lavori fornendo al ministro Franceschini, - ' mezzo disastro', ma con tanta voglia di comparire a tutti i costi - la lista dei venti prescelti.
Baratta ha anche spiegato che l'esame delle candidature si è svolto in due momenti. Il primo attraverso la valutazione, con assegnazione di punteggio,  in base ai titoli - e in molti casi la somma di essi  ha visto parecchi candidati in lizza per il medesimo incarico, con un punteggio uguale od assai simile - il secondo con un colloquio - lo ha dichiarato Paolo Baratta - della durata di una quindicina di minuti nel quale agli aspiranti candidati è stato chiesto - sempre la stessa domanda- come vedrebbe valorizzato il museo alla cui direzione si è candidato.
 Ha ragione perciò chi ha contestato i risultati della selezione, sul piano del merito e delle competenze e non per eventuali contestazioni legali e di svolgimento, al di là del fatto che dei venti sette sono stranieri - e nulla lo vieta. Lo vieterebbe semmai il fatto che alcuni di essi, sono sì studiosi, ma con esperienze dirette nel campo della direzione dei musei praticamente nulle. Dove forse per uno o due di essi l'attività all'estero li vedrebbe più preparati professionalmente nel cosiddetto campo della 'valorizzazione' dei musei italiani,  forse carenti sotto questo profilo, fra i quali sono compresi i massimi del nostro paese,  anche Uffizi  e Brera.
Non sarà sfuggito a nessuno il caso della grande mostra su Pompei, con materiali provenienti dall'Italia, a Londra, per la quale si è registrato un sorprendente inusuale numero di presenze di visitatori ed anche enormi entrate. Reperti italiani che a Londra sono stati valorizzati ed in Italia giacciono magari nei depositi.
 A proposito di Pompei, Ieri in tv hanno mostrato la Pompei di questi giorni. Un disastro, che ci fa venire qualche dubbio sul reportage di diversissimo segno che Giuliano Ferrara aveva  fatto su 'Il Fogli'o, dove Pompei che lui aveva visitato non era quello schifo  di inefficienze sporcizia ecc... che i giornali ogni giorno, ed anche la televisione ieri sera, mostrano, bensì un giardino di delizie e meraviglie.
 E c'è poi anche il problema che  il permanere immobile della burocrazia ministeriale forse non aiuterebbe i nuovi direttori. Che farà un direttore tedesco - si è anche detto che Renzi ha svenduto alcuni Musei italiani alla Merkel - di fronte ad una assemblea sindacale che fa restare chiuso un museo, magari con preavviso di poche ore?
Ieri in un accesissimo dibattito tv sull'argomento - de La 7, al quale non si capisce perchè  abbiano invitato anche la Polverini che certamente cosa sia un museo o la cultura in genere  poco sa; ma lei va tanto di moda, come  va di moda anche la Gelmini, alla quale sul medesimo settore di cui ha parlato la Polverini andrebbe inibita la parola per la mancata conoscenza dell'argomento e per i danni procurati alla scuola italiana nei mesi in cui è stata ministro dell'Istruzione; sì, lei che per superare un concorso  è andata a farlo in Calabria, dove sperava di poter farla franca alla commissione, vergogna!- tutte queste obiezioni sono emerse con rara chiarezza, negli interventi infuocati di Sgarbi, il più duro, con conoscenza di causa, contro le scelte della commissione.
 Ciò che non è mai venuto fuori è l'eccezione romana, della romana Anna Coliva, direttrice della galleria Borghese, l'unica che resta al suo posto, nonostante le contestazioni dei mesi precedenti su grandi feste ospitate nella pubblica galleria d'arte con scarso rispetto per le strutture della medesima ed anche altro.
Noi non abbiamo i titoli per discutere delle competenze dalla Coliva - sulle quali nessuno ha mosso dubbi, ci pare - ci colpisce però il fatto che lei sia l'unica a restare. Non sarà che  chi sta a Roma riesce ad allungare i suoi tentacoli dappertutto fino ad abbracciare tutti? Lei tutti quelli che comandano a Roma, li conosce, e con loro magari vanta anche amicizie, dal Ministro a Baratta. e perciò lei non si tocca, nessuno la tocca, neppure l'integerrimo ( ahahahah!) Baratta può farlo.
A proposito di questi concorsi internazionali o delle 'cosiddette manifestazioni di interesse' che piacciono tanto al ministro, va detto che si tratta in molti casi di fumo negli occhi, perché poi la valutazione delle singole candidature non si basa sugli effettivi titoli o meriti, perché alla fine quasi sempre ogni commissione nomina chi c... gli pare. Come si è visto anche nelle Commissioni centrali del Ministero che dovrebbero fornire al Ministro valutazioni qualitative nei vari settori dello spettacolo. Possiamo dirlo anche per esperienza diretta, sfidiamo anche l'ex direttore generale Nastasi a smentirci.
 Anche all'Auditorium si è scelto un  capo azienda straniero, spagnolo. Bene, ma poi il consiglio di amministrazione appena ricostituito, è fatto dei soliti noti, di quelli  che troviamo contemporaneamente seduti su diverse poltrone, dove fanno sempre lo stesso gioco, quello di chi li ha messi lì.
 E c'è, infine, il caso del Maxxi, dove per le ultime piogge si sarebbe aperta una  crepa sul tetto - sì proprio una crepa, in un museo progettato da  una notissima archistar,  consegnato da pochissimi anni! Sul cancello del Museo è stato affisso un cartello in due lingue, e quello in lingua inglese, nel museo diretto da una pdiessina notissima, parlamentare ed anche ministra,  faceva uso di un imbarazzante  inglese maccheronico , degno di un film di Totò.
Ma non la dirige quella galleria una italo-americana, nata addirittura a  New York, appunto Giovanna Melandri  che avrebbe potuto mettere una di seguito all'altra quattro parole, in un inglese non maccheronico,  su  quel cartello che dichiarava la galleria chiusa per lavori, senza specificare quali, alla cui lettura  molti sono scoppiati a ridere?

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