lunedì 16 marzo 2015

Esegeti di Riccardo Muti - troppi, al Corriere della Sera - per l'intervista del celebre direttore sul Teatro San Carlo.

 Riccardo Muti ha concesso un' intervista al 'Mattino', quotidiano di Napoli,  nella quale s'è  espresso a proposito della successione alla sovrintendenza del Teatro San Carlo, affermando che vorrebbe prossimo sovrintendente una personalità di livello e competenza internazionali - come dargli torto?- mentre  assecondando il sindaco De Magistris che non vuole la riconferma della sovrintendente uscente, Rosanna Purchia, alla chiamata si sarebbe presentata una schiera di signori 'nessuno', perfino l'ex sovrintendente dell'Opera di Roma,  Catello De Martino, artefice del disastro del Teatro della Capitale. Che lui naturalmente nega anche in faccia ai rilievi della Corte dei Conti e forse anche della magistratura ordinari. De Martino, detto per inciso, non si è candidato solo a Napoli, anche a Verona. quando si dice la faccia...
 Nastasi che ce l'ha messa, preme per farvi restare la Purchia, De Magistris non la vuole, il Consiglio di indirizzo chi indicherà fra gli oltre 40 che si sono candidati?
 Ma Muti a chi si riferiva  parlando delle caratteristiche del prossimo sovrintendente? Secondo Valerio Cappelli, sul Corriere di oggi, un tempo esegeta fidato del direttore e cantor dell'ex sovrintendente De Martino, quando era in sella, e del suo  scudiero Alessio Vlad, suo carissimo amico, il nome è pronto lì: Rosanna Purchia che ha sanato i bilanci... Ma non c'era un commissario al Teatro san Carlo,negli ultimi mesi? E perchè un commissario se la Purchia amministrava bene il teatro? C'era arrivato solo perchè s'erano dimessi un pò di consiglieri del CdA? O forse la Purchia il ministero di Nastasi ce l'ha tenuta comunque là, perchè era una sua diretta emanazione?
Paolo Isotta, sempre sul medesimo Corriere e sempre oggi, spiega l'internazionalità espressa ed auspicata da Muti. Il Maestro non intendeva dire 'uno straniero', ma una personalità di 'livello internazionale'. E precisa, ad usum del maestro Muti, che fra i candidati, di personalità di livello internazionale  ve ne sono almeno tre: il grandissimo direttore d'orchestra, Elio Boncompagni, anni 82, già sovrintendente in altri capitali europee; il pianista Nazzareno Carusi, anni 45, responsabile per la musica di Forza Italia e per Isotta uno dei più grandi pianisti viventi, e c'è anche una signora, Elsa Evangelista, direttrice del Conservatorio di Napoli, ma di lei che è una signora niente anni. Ci venga un colpo se abbiamo mai sentito parlare di Carusi e della Evangelista. Si vede che siamo ormai fuori del giro e perciò disinformati.
 Poi Muti rivela la vera ragione della sua fuga da Roma. L'ambiente poco tranquillo e  perciò insicuro per il lavoro, emerso, ancor prima degli scioperi estivi, al tempo della tournée in Giappone.  Cappelli precisa un pò di cose che nell'intervista precise non sono e poi contraddice apertamente il maestro  quando parla della acustica del san Carlo, ritenuta ottima da Muti e che Valerio Cappelli, riportando un'opinione di De Simone,  ritiene deteriorata dopo i lavori di restauro, curati da Elisabetta Fabbri,  alla quale i restauri furono affidati  da Nastasi, che la volle anche a Bari per il Petruzzelli ed altrove, ovunque ci fosse da restaurare un teatro, Scala e Fenice compresa e pure a Firenze, dove proprio oggi , ma per la celebre caserma, è intervenuta la magistratura, anche con arresti.
 Insomma mentre sembra da una parte che Cappelli fiancheggi le scelte del Ministero e di Nastasi, che nelle sue preferenze ha preso il posto che un tempo era di De Martino; nel caso dell'acustica del san Carlo, forse ignora che la longa manus  che ha affidato all'architetto Elisabetta Fabbri,  era proprio quella di Nastasi, commissario del teatro durante i lavori e dopo, quando trovò il tempo ed il modo di piazzarvi anche la sua mogliettina in un museo del teatro ( MeMus) che  a qualcuno sembrò creato apposta. E non si meravigli nessuno  di questa malignità. troppe se ne sono viste nel nostro paese sotto il sole, per non dar credito anche a quest'ultima.
 Ora ai due  esegeti del pensiero mutiano, autorevolissimi, un altro umilmente osa aggiungersi. Noi. Per dire al maestro Muti che stimiamo perfino quando non condividiamo alcune sue scelte, che la stessa internazionalità del sovrintendente del san Carlo, avrebbe dovuto pretenderla anche a Roma, quando all'Opera accettò che la dirigessero, negli anni di sua permanenza,  De Martino e Vlad che certamente questo profilo internazionale non avevano.

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