domenica 19 ottobre 2014

Una vita nella musica. Un premio per Salvatore Sciarrino, ma anche un augurio ad inizio carriera

Fra una settimana esatta  riceverà il Premio 'Una vita nella musica', inventato da Bruno Tosi, e giunto alla ventisettesima edizione, Salvatore Sciarrino, sessantaquattro anni, ma da cinquanta almeno nella musica, avendo cominciato ancora ragazzo, fra i compositori più apprezzati ed eseguiti al mondo - sedicesimo nella classifica mondiale stilato sulla base delle  loro esecuzioni -  e lo riceverà alla Fenice, all'indomani della 'prima' italiana della sua opera 'La porta della legge' da Kafka,  ritenuta la più bella opera tratta da Kafka', rappresentata al Teatro Malibran, e a poca distanza dalla 'prima' mondiale in Germania di una sua nuova opera.
Nel premio c'è anche una sezione 'giovani'- perché chiamarla una vita nella musica ? - che premia un compositore, un musicologo ed uno strumentista - che fa il paio con il 'Leone d'argento' istituito presso la Biennale Musica , per premiare ogni anno un giovane musicista  ( qualche anno fa lo vinse un ensemble dal sofisticatissimo nome 'Repertorio zero', letto il quale veniva da  aggiungere: fatevi prima un repertorio e poi vediamo, il quale nella stagione successiva ha svernato nella Filarmonica romana del presidente Baratta: 'Leo pro domo sua',  con il quale  incarico baratta (contratta, scambia) il premio.
 Comunque se la giuria composta dal fior fiore della musicologia e critica musicale italiana, presieduta da un giovanotto di spirito, l'ottantaduenne Mario Messinis, ha  voluto istituirlo, sicuramente ha valutato prima le conseguenze benefiche - non venefiche - del premio dato ai giovani, alle giovani promesse della musica.
 Ma la ragione per cui ne scriviamo è un'altra,  ma ha sempre a che fare con il famoso premio inventato da Bruno Tosi. La prima edizione del premio, nel 1979, vide vincitore Artur  Rubinstein, il celebre pianista, molto avanti negli anni, il quale non volle suonare il pianoforte, dopo la ricezione del premio. Si ascoltò una sua registrazione chopiniana, terminata la quale egli chiese quasi scusa del premio:  'l'hanno dato  a me solo perché di quelli che hanno passato una vita nella musica sono rimasto solo io in vita, tutti gli altri meritevoli, sono morti'.
 Noi eravamo alla Fenice, ci sembra fosse in agosto, ed era la prima volta che entravamo nello storico teatro, alle prime armi come critico musicale; ne scrivemmo su Paese Sera.
 Successivamente il premio, finché è stato governato da Bruno Tosi scomparso qualche anno fa, ha visto sfilare sul palcoscenico della Fenice molti protagonisti della musica mondiale, le ultime due edizioni hanno premiato rispettivamente Aldo Ciccolini e Myung Whun Chung, l'anno scorso -  a memoria ci sembra di ricordare che nelle passate edizioni sono stati privilegiati gli esecutori, strumentisti e cantanti o direttori, meno, assai meno, compositori che ora, evidentemente a causa della presidenza Messinis,  che a lungo ha lavorato per e con la musica d'oggi (dai festival organizzati per Ricordi, alla sua direzione della Biennale o della Fenice, continuando sempre e comunque a fare il critico musicale - il che dimostra quanto fasullo sia il proverbio che non vuole un piede in due o più scarpe) acquisteranno maggior peso, o forse  lo faranno le case editrici, sempre a caccia di premi per i loro compositori - anche se nel caso di Sciarrino quello veneziano è forse l'ultimo dei premi per importanza avendone ricevuti già di molto più prestigiosi e più ricchi nel mondo.
 Qualche volta, ma non è questo il caso - Messinis é persona al di sopra delle parti e tutti i componenti della giuria, la crema della crema, illibati - il premio è stato attribuito con la mano sinistra, come si dice, come quando dopo quello assegnato a Bernstein- speriamo però di non sbagliarci - venne dato non ad un altro grande, grandissimo direttore, benché italiano, ma a due, forse per non sprecare con due italiani due successive edizioni del premio, prendendo così con un premio due piccioni. I piccioni non meritevoli di due premi in due diverse edizioni, a giudizio della giuria di allora, erano il 'maestro dei maestri '- così lo ritenevano tutti, all'infuori di Bruno Tosi e dei suoi amici giurati - Franco Ferrara, e il bravo direttore Gavazzeni, con molti meriti anche critici. Quella volta criticammo apertamente quella premiazione che a noi sembrò piuttosto un'ingiuria.

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