mercoledì 22 ottobre 2014

Simona Marchini l'unica voce, felicemente stonata, nel consiglio di amministrazione dell'Opera di Roma che appoggia Fuortes

L'aveva già detto alcuni giorni fa, l'unica  a parlare, Simona Marchini, finta svampita, dalle riunioni segrete del Consiglio di amministrazione del Teatro dell'Opera che sembra - almeno così si vuol fare capire - tutta d'accordo con Fuortes e Marino, mentre evidentemente  concordi non sono proprio tutti.
 La Marchini aveva detto che si augurava di vedere  sovrintendente e musicisti seduti allo stesso tavolo per discutere una possibile soluzione, non traumatica come quella proposta, che era da ritirare. Ieri, alla vigilia della riunione del consiglio, dopo che il direttore del personale aveva detto ai musicisti che i licenziamenti non venivano ritirati, di nuovo la  finta svampita Simona è tornata a parlare, ribadendo la sua volontà di chiedere a Fuortes, nel consiglio, il ritiro dei licenziamenti e la discussione con i musicisti dei punti fondamentali per ridurre il deficit ed aumentare la produttività dell'Opera di Roma. E se ciò, Fuortes, suicida, non volesse accettarlo? Beh, allora- dice la  finta svampita - potrei anche dimettermi dal consiglio, tanto comunque uno non può stare a vita in un consiglio di amministrazione, e questa - in sintesi - sarebbe l'occasione giusta per uscirne anche gloriosamente, in segno di protesta contro una decisione che da tutti è stata definita, oltre che scellerata, al di fuori di ogni logica di gestione di un teatro d'opera.
 Al momento in cui scriviamo non sappiamo ancora dell'esito del consiglio di oggi. Ve ne riferiremo non appena saranno rese note le decisioni, che per noi sarebbero l'uscita di scena di Fuortes, le scuse di Marino per una decisione, da lui avallata,  contro la quale mezzo mondo musicale si è scagliato ( oggi , fra le righe di una scialba intervista di Valerio Cappelli a Pappano, per il Corriere, si leggeva una velata condanna della posizione di Fuortes, suo coinquilino all'Auditorium), e la chiamata a Roma di un amministratore che sappia il fatto suo e che si sieda allo stesso tavolo con i musicisti  per ridiscutere il piano di gestione generale per dare veramente un futuro al Teatro dell'Opera della capitale. Che non è l' esternalizzazione!
 E forse sarebbe anche giunto il momento di mandare a casa, o di dare una solenne lezione a Salvatore Nastasi, direttore generale del Ministero, perchè è lui l'ispiratore della folle tragica soluzione. Da anni la va propsettando. Franceschini  non si accorge di nulla? Dorme? E' in luna di miele?

Nessun commento:

Posta un commento