lunedì 6 ottobre 2014

Mario si è bevuto il c(erv)ello assieme al Brunello

Sarà perchè si avvicina a poche veloci settimane il Natale, e molti giornali si esercitano nelle solite imbecillità del tipo:  vi consigliamo quale musica mettere come sottofondo mentre  si stramangia per le feste - un esempio che prendiamo da Repubblica dell'anno scorso: mettete le 'Suites' per violoncello di Bach mentre  gustate stinchi e lasagne!!!) sarà perchè c'è la vendemmia alle porte, fatto si è che il celebre violoncellista,  Mario von Brunello - un nome un destino - assurto agli onori delle cronache per il suo 'elogio del silenzio' ha finito per venir meno alla sua consegna di 'ascoltare il silenzio'  ed anche di osservarlo, per riempirlo di gradi alcolici, bollicine e parole in libertà.
S'è recato, su invito del titolare Vittorio Moretti, a visitare le cantine Bellavista, con la richiesta perentoria di spararle grosse mentre, messo nella custodia il  suo cello prezioso, tentava di tener a bada il solo cervello, che comunque cominciava a volteggiare fra le botti della cantina, gonfie di tesoro liquido.
Ormai partito al seguito dei fumi dell'alcool e richiesto dal padrone della cantina, si cimentava nel compito di mostrare come la musica aiuti a gustare il vino. In verità il Moretti avrebbe voluto che Mario von Brunello tentasse anche l'operazione opposta: spiegare come il vino aiuti ad ascoltare la musica, nella speranza di farsi nuovi adepti nelle fila di coloro che popolano le sale da concerto o i teatri, tutti maggiorenni, e quindi consumatori di alcool abituali ed autorizzati.
Usando contemporaneamente udito (musica) e gusto (vino) i due sensi  si danno una mano l'un l'altro, accrescendosi ed acutizzandosi la percezione di entrambi - è la filosofia di  von Brunello. Il quale vorrebbe in campo anche l'olfatto che noi, invece, terremmo da parte, perchè la musica non ha odori, quanto meno non li abbiamo ancor scoperti. Alla prossima.
Ecco perchè sono molte le iniziative che accostano musica e vino: in Toscana 'Melodia del vino', in Friuli, 'Eno/Armonia' ed altre.
 E von Brunello, senza più freni, parte  per gli accostamenti. I più acuti e sorprendenti, augurandoci che  il 'Mario del Cello'  non fosse  già in orbita:  'Alma Cuvée'  con 'Vespro della Beata Vergine' di Monteverdi, perchè 'porta ad immergersi in un mondo che raggiunge il bello  attraverso l'armonia'- intendeva il vino o la musica? - 'Rosé' con i 'Brandeburghesi' di Bach, perchè sono 'spumeggianti fin dall'attacco. Da ascoltare in esecuzione con strumenti d'epoca'- ma si avrà ancora  qualche cellula cerebrale, impermeabile all'alcool, capace di distinguere gli strumenti originali  antichi da copie recenti? - 'Pas Operé'  con  'Eroica' di Beethoven, 'una grande unità di timbri e colori ( non sono quasi la stessa cosa? il vino comincia a  fare effetto anche sul pensiero 'sottile' di Mario), si apprezza in pieno nelle esecuzioni dal vivo'.
Von Brunello vuol dirci in quest'ultimo caso che a differenza di  tutte le altre musiche  che possiamo ascoltarle in poltrona, comodamente, mentre ascoltiamo un disco e  ci beviamo il vino - e si spera non anche il cervello, insieme -  Beethoven va ascoltato dal vivo, portandosi appresso una razione 'monodose' di alcool.
 E termina, von Brunello: ' tutti questi abbinamenti sono stati provati in una cantina' - direttamente sul posto - dove 'il silenzio che precede la prima nota e il silenzio dopo l'ultima sono indispensabili affinchè la musica si riveli ed esista'. E perchè non anche il silenzio 'durante', al posto dei vaneggiamenti sotto i fumi dell'alcool?

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