martedì 21 ottobre 2014

Cecilia Bartoli e Eleonora Abbagnato puntano dritto all'Opera di Roma?

Alla domanda del giornalista de La Stampa se le piacerebbe, nonostante abbia deciso di vivere all'estero, di assumere una responsabilità artistica in Italia, la Cecilia zarina. ha risposto: perchè no? se me lo proponessero ci penserei. Ora intanto lei è già direttrice artistica di un festival a Salisburgo, quello 'barocco', di maggio, che prima aveva diretto Riccardo Muti. Attenzione, la sua direzione si muove - s'è mossa- sotto le ali protettrici di Alexander Pereira con il quale, già a Zurigo, aveva stretto un sodalizio artistico inscindibile.Ma il vero direttore è Pereira.
 La Cecilia che qualche teatro lo frequenta, pochi in verità, dovrebbe però capire che una cosa è mettere su (cioè ospitare) quattro concreti e magari anche un'opera in un piccolo seppure importante festival, ben altra cosa è avere la responsabilità di un teatro che in linea di massima dovrebbe essere aperto quasi ogni sera, nonostante che in Italia questo non accada neanche ai più virtuosi, come Fenice e Scala. E cominciare questa nuova attività, senza peraltro rinunciare a quella di cantante, in un grande impegnativo teatro, sarebbe per Lei ed anche per il teatro, un vero disastro. Come ha dimostrato l'esperienza di Fuortes che dal fare l'amministratore del condominio di Musica per Roma, è stato catapultato, senza prima aver fatto pratica alcuna in un piccolo teatro, per imparare, in due situazioni: una a Bari - con un teatro che doveva essere addirittura fondato e che lui, con quattro gambe un pò stortignaccole, ha tentato di mettere in piedi; in futuro si verificherà la bontà del suo lavoro; ed un'altra a Roma, all'Opera della Capitale, terreno insidiosissimo di scontri e lotte interne, senza avere la benché minima idea  della gestione di un grande ente, con  personale proprio ( che l'Auditorium non ha, se non  in minimissima parte). Gli esiti ultimi, disastrosi, con tutti i responsabili dei grandi teatri europei che gli  hanno dato addosso, dicendogli apertamente che ha fallito, ci risparmiano qualunque altro commento e pure il sacrosanto consiglio di mollare tutto, vista la vergogna internazionale che la sua gestione ha suscitato.
 Ora le Cecilia non voleva mica dire che, se le venisse proposto, accetterebbe di dirigere l'Opera di Roma? Dio ci salvi dalla zarina.
 Come pure ci salvi dalla Eleonora Abbagnato, étoile di prima grandezza a Parigi, bravissima, che ora, da quando ha inanellato il Balzaretti della Roma e si è stabilita con la prole nella Capitale, aspira a prendere il posto di Micha, come direttrice del Corpo di ballo, con la complicità di Marino e Fuortes che stanno lì lì per commettere ancora un errore, se non se ne vanno prima, e lasciano ad altri più preparati la gestione dell'Opera di Roma.
Anche in questo caso, l'étoile - come la zarina - vorrebbe lanciarsi in un mestiere che lei non ha mai fatto prima d'ora, neanche con un piccola compagnia e in un teatro di provincia, semplicemente per imparare. No, lei vuole subito avere quel posto.
 Ma può l'Italia ogni volta sbagliare, a spese delle istituzioni, per eccesso di considerazione della notorietà di qualcuno, piuttosto che della sua professionalità?

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