martedì 14 ottobre 2014

Il TAR del Lazio aveva un figlio. Il TAR della Liguria, invece, no. Sul caso dell'alluvione a Genova

Le notizie che ci giungono questi giorni da Genova, per la seconda volta nel giro di tre anni invasa dalle acque, riportano in primo piano il ruolo dei tribunali amministrativi regionali, conosciuti come TAR, ma la stessa cosa vale anche per il Consiglio di Stato, ai quali ci si può rivolgere in tutte le occasioni in cui è in discussione un atto amministrativo - come ad esempio l'attribuzione di un appalto, a seguito di gara pubblica, qualora si ravvisi, non importa  di quale genere od entità, una qualche irregolarità di carattere amministrativo. Ciò garantisce un cittadino o un'impresa che si ritenga ingiustamente escluso -  e bene fa - ma nello stesso tempo, talvolta, crea più danni di quanti la sua esistenza  vorrebbe e dovrebbe evitare.
Come appunto nel caso di Genova, dove, a seguito dell'alluvione del 2011, furono stanziati una trentina di milioni per effettuare quei lavori che da molti anni si sa quali sono e  che non sono stati effettuati appunto per un ricorso al TAR della ditta esclusa dall'appalto.
Al TAR  evidentemente è importato meno  che, per difendere gli interessi economici di un'azienda, ha fatto abbattere su una intera città un'alluvione che l'ha letteralmente sommersa, come puntualmente è accaduto questi giorni, nonostante che i fondi siano stati stanziati e siano materialmente disponibili per i lavori dal 2011.
 Sembra che ora nella prossima legge di stabilità il governo sia intenzionato a disporre che se dei lavori sono urgenti, e hanno a che fare con la incolumità della comunità, come tutti quelli che riguardano l'enorme dissesto idrogeologico delle nostre contrade,  si potrà procedere anche in presenza di un ricorso al tribunale amministrativo, salvo poi a risarcire con un indennizzo la ditta esclusa, qualora le sue ragioni venissero accolte.
 Il TAR non ha avuto colpe? Tante volte  alcune sue sentenze hanno lasciato tutti a bocca aperta, salvo poi ad essere capovolte in un grado di giudizio diverso e successivo, al punto che  l'eliminazione di tali tribunali, che hanno ingolfato ancora di più la nostra giustizia, è vista da alcuni con grande interesse.
 Il caso tragico di Genova ci ha fatto venire alla mente  un curioso episodio che ci occorse anni fa, quando insegnavamo in Conservatorio. Più d'una decina di anni fa, per gli esami da privatista si presentò un ragazzo accompagnato dal padre. Il quale padre aveva preventivamente telefonato, credo anche a noi, per dirci che lui era un alto, altissimo dirigente del TAR del Lazio e che si metteva a nostra disposizione nel caso avessimo avuto necessità di rivolgerci al tribunale amministrativo. Non non ne avevamo bisogno e quand'anche ne avessimo avuto,  non ci saremmo mai rivolti né a lui e a nessun altro per godere di qualche scorciatoia o favoritismo. Capimmo, naturalmente, la sottile ingerenza e pressione che si voleva fare con quella presentazione.
 Il ragazzo  andò male all'esame. Il padre  appena  ne ebbe notizia  minacciò un ricorso al 'suo' tribunale. Ora, non ricordiamo  più, perchè sono passati molti anni, come finì la storia, né come andò l'esame ripetuto nella sessione autunnale. Fatto sta che quella pressione voleva intimorire  i componenti della commissione la quale fece sapere al 'figlio' del TAR e di conseguenza a suo padre, altissimo dirigente del tribunale laziale, che, qualora avesse ravvisato qualche irregolarità nello svolgimento dell'esame od una valutazione non corrispondente all'esame medesimo, poteva far ricorso. E la commissione  ripetere l'esame qualora il ricorso  fosse stato accolto.
 Quando pensiamo a quel padre che avrebbe potuto non far valere con tempestività la sua alta carica all'interno del TAR laziale e contemporaneamente  ai giudici del TAR ligure che non hanno  dato corso immediato alla sentenza del ricorso che avrebbe potuto far fare i lavori a Genova, beh, un pò di rabbia ci prende, perché la lentezza del tribunale ligure, che  doveva giudicare su un interesse collettivo  non fa il paio con la sollecitudine mostrata da quel padre che invece voleva approfittarne per interesse privato.

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