sabato 4 ottobre 2014

Fuortes e Marino danno i numeri sull'Opera di Roma con Orchestra esternalizzata

Il PD è un curioso partito. Da Franceschini a Zingaretti a Marino ed alla federazione  romana con Cosentino sono tutti dalla parte di Fuortes, nonostante l'evidente incapacità sua  a gestire l'emergenza e  l'impotenza, ancora sua, a prospettare una soluzione che sia una soluzione. L'unico che gliele canta a Fuortes è il presidente del partito, del PD intendiamo, Matteo Orfini che  ha detto chiaramente che Fuortes deve andare a casa, per evidente incapacità, e Cofferati conferma tale giudizio.
  Gli scioperi e la continua belligeranza armata di fronde sindacali hanno messo nei guai il teatro, fanno sapere, ridimensionato gli abbonamenti ( ma allora perchè Marco Lodoli  scrive oggi, su Repubblica, di aver visto con i suoi occhi file di persone al botteghino, ieri proprio ieri, per abbonarsi, e fra essi anche giovani? Ma allora che vanno raccontando?) e allontanato gli sponsor, che  sarebbero arrivati - guarda caso - nonostante Fuortes avesse prospettato la sua infame decisione.  Non si può credere a queste bugie su bugie 'pro domo sua', di Fuortes, che  non è la stessa domus del Teatro dell'Opera. Nemmeno Muti avrebbe avuto tanti sponsor in  fila a spingere per entrare.
Poi l'ennesima bugia e falsità riguardante i grandi teatri europei. Oggi il sovrintendente dell'Opera di Vienna  ha mandato a dire all'ignorante Fuortes che i grandi teatri del mondo hanno un'orchestra stabile, interna, e non potrebbe essere altrimenti, se vogliono svolgere attività continua. Se poi intendono fare tre recite al mese, beh allora è un'altra storia. Ma  Fuortes ha già detto che aumenterà di molto le recite del teatro, portandole ad oltre cento ( diciamo che in queste cento sono compresi melodramma, balletto e qualche altra cosa) altrimenti i finti risparmi ( quasi 4 milioni) con l'orchestra esternalizzata sfumerebbero. Anche su questo particolare il sovrintendente di Vienna precisa: se un teatro fa sulle cento recite l'anno non può non avere un'orchestra stabile ed interna. Non potrebbe avere questo ritmo di programmazione con una orchestra esterna. E il sovrintendente dell'Opera di Vienna che fa 300 alzate di sipario l'anno e che condivide con il Musikverein i Wiener queste cose  immaginiamo che le sappia e parli con cognizione di causa, la stessa che Fuortes non ha e non sa neanche dove è di casa, venendo lui dall'esperienza di Musica per Roma che è un residence, affittato ora a questo ora a quello. Non è un caso che Santa Cecilia che, nel residence di Fuortes ha affittato due sale,  ed ha una programmazione concertistica settimanale, tre concerti a settimana, tre di prove ed uno di riposo, non potrebbe fare a meno dell'orchestra stabile.  Fuortes non riesce ad immaginare che con un andirivieni di orchestre, anche s è sempre la stessa , che esce ed entra, avrà più guai che risparmi.  Proverà, in caso di inefficienza a protestare l'orchestra? Ma come può  protestare l'orchestra che Muti dice essere la migliore di Italia?
 Le incognite  sulla miracolosa soluzione di Fuortes e Marino sono infinite, e potrebbero anche portare ad una fine ancor più disastrosa del teatro che dicono di voler salvare.
 Infine, il capitolo stagione, a cominciare dall'Aida inaugurale orfana di Muti. Si farà, non si farà? C'è discordanza di pareri  al vertice: secondo Fuortes e Marino: se si troverà un direttore  per sostituire Muti, si farà. Ma lo stanno cercando o vogliono dar la colpa anche  di questo agli scioperanti, quando invece rivela  altre crepe nella dirigenza,  questa volta soprattutto nella direzione artistica che privata  del suo protettore Riccardo, mostra la sua incapacità a fronteggiare situazioni di emergenza che un teatro deve mettere in conto? Oggi, però Battistelli ha dichiarato che l'Aida salterà perché non ci sarà un direttore che voglia sostituire Muti. Che baggianate. Ma allora la Scala avrebbe dovuto chiudere dopo l'uscita di Muti. Ed invece non ha chiuso ed è andata avanti come un treno, con tutte le critiche che uno può muovere alla gestione Lissner. La differenza vera con la Scala è che Lissner  è un manager che sa il fatto suo, e Fuortes dei fatti  relativi alla gestione di un teatro sa poco. Anzi a voler giudicare dagli sfracelli di questa sua gestione,  ci tocca dire che non sa proprio nulla.
 E i sindacati?  Anime nobili? No, la politica dei farabutti li aveva abituati a pensare che anche tirando e tirando, la corda comunque non si sarebbe mai rotta, perchè poco prima della rottura  sarebbe giunto Zorro, il salvatore mascherato ora da Alemanno ora da... non ci vengono in mente in nomi degli inutili reggitori del teatro.  E, invece, questa volta la corda , tira e tira, si è rotta. Adesso si pentono di averla fatta rompere, ma ormai il danno è fatto, anche perchè sulla loro strada non hanno trovato un abile amministratore che li facesse ragionare dicendo loro che il paese di bengodi di un tempo, anche recente, come quello di De Martino - che non  ebbe alcuna opposizione in teatro dal capo della CGIL, che con De Martino aveva sottoscritto un patto di pace, avendone sposata la sorella - quel paese non c'è più. E se non si dimostra intelligenza si rischia di  fare disastri peggiori di quelli dai quali ogni volta si finge di volersi tirar fuori.  Che Dio gliela mandi buona al teatro ed alla sua orchestra.
Comunque a fine anno i consigli di amministrazione delle cosiddette fondazioni lirico sinfoniche che per la legge - altra famigerata decisione!- Veltroni sono  diventati enti di diritto privato,  decadranno , al loro posto verranno nominati i consigli di 'indirizzo'- una rivoluzione epocale - il sovrintendente dovrà esser nominato dal Ministero e al Ministero rendere conto della sua amministrazione. Ma il Ministero non diceva che era sua volontà liberarsi dei 'carrozzoni' teatrali?
 Allora, tutto  ritornerà nella mani di Nastasi, altro irremovibile, nonostante i disastri che recano la sua firma distruttrice, il quale nel  ministero è il vero burattinaio che muove tutti i ministri incompetenti, che sono la totalità.

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