lunedì 20 ottobre 2014

Alla zarina non si può dire di no. Cecilia Bartoli sull'Opera di Roma

In candida pelliccia e colbacco pur esso bianchissimo come la neve, la zarina Cecilia Bartoli ha mandato un nuovo messaggio all'Italia. Alla zarina non si può non prestare ascolto. L'ha ripresa perché ha lascio fuggire uno come Muti; e riprende ora Roma in particolare - complice nell'allontanamento di Muti, ma diciamo anche poco chiara nel suo sbarco all'Opera, sul cui incarico ' direttore onorario a vita' durato appena tre anni, tante volte abbiamo ironizzato - per  la faccenda del licenziamento di Coro e Orchestra del Teatro della Capitale, sua città natale. La zarina Cecilia dice che  è inconcepibile che un teatro come l'Opera di Roma, che oltre ad essere il Teatro della Capitale è di suo un teatro con una lunga e gloriosa storia - specie in passato, precisiamo noi! -  non abbia un'orchestra stabile come l'hanno anche i teatrini di province sperdute d'Europa. E poi aggiunge una riflessione: che faranno tutti quegli amministrativi in pianta stabile nel teatro ( inzeppati da tutti i politici che hanno avuto responsabilità e potere nella capitale e, di conseguenza, anche nel Teatro dell'Opera) e neppure toccati da una ipotesi di licenziamento, se non hanno più personale da amministrare? Perché è chiaro che tolti i quasi 200 dipendenti di coro e orchestra e tolti un centinaio forse di tecnici, più o meno,  i duecento e passa  impiegati restanti che faranno d'ora in avanti? Gli smistatori del traffico di orchestre e cori esterni che renderanno la vita dell'Opera una vera tragedia e ne abbasseranno anche le quotazioni artistiche?
 Infine,  dichiara che la direzione artistica ( lei voleva dire la sovrintendenza, ovvero la guida del teatro) non può più essere nelle mani di politici, e noi precisiamo: incapaci e incompetenti.
Brava la Cecilia. Però la smetta con quelle maschere, una per ogni disco,  prima la pretessa, poi la maria ( Malibran) ed ora la zarina.
 A proposito del disco, infine. Ne abbiamo ascoltato qualche brevissimo frammento alla radio. Possiamo dire ciò che pensiamo senza che i suoi numerosi  fans - sempre così tanti? - si offendano? Beh, la zarina Cecilia ci piace di più quando canta un brano ricco di pathos, piuttosto che con capriole, perchè non appena comincia a fare quelle, cioè le capriole, è stucchevole e sembra addirittura l'imitazione scialba di se stessa quando era una vera acrobata, che ora non è  più a quelle altezze. Ci perdoni, la zarina.

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