sabato 13 settembre 2014

Music@ per l'Expo 2015 contro i predoni di Milano


Nutrirsi con la cultura, Energia per l’uomo”, parafrasando lo slogan dell’Expo 2015: “ Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Music@, augurandosi che alla fine, sistemati gli affari immobiliari e non dell’Expo milanese, si penserà anche a come dare al mondo l’immagine più forte e aggiornata, dal punto di vista creativo, della nostra Italia,s'è fatta promotrice di un interessante progetto. Ecco cosa scrivevamo dell'Expo cinque anni fa. Nel frattempo molte cose sono cambiate, non sempre in meglio, anzi...

Un campanello d’allarme sui pericoli per la Milano della prossima Expo Universale del 2015, l’ha suonato più d’un giornale, nel corso di questi ultimi mesi. ‘La Repubblica’ ha titolato un corposo dossier, del passato novembre, dedicato all’Expo: ‘ I predoni di Milano: una pioggia di miliardi, grattacieli come a New York, una montagna di cemento: tutto o quasi nel nome dell’Expo’. Altro campanello d’allarme, nella medesima direzione, quello dell’architetto Mario Botta. Dalle pagine del ‘Corriere della Sera’, ha sponsorizzato l’illuminato ed illuministico progetto della ‘città ideale’ firmato dal quasi centenario e pur giovanissimo architetto Guglielmo Mozzoni, in opposizione ai grattacieli ‘ammosciati’ che hanno indotto un intellettuale compassato come Umberto Eco, arbitro del vocabolario, a ricorrere al turpiloquio ed al doppio senso (“ Milano è piena di gente che ha il membro storto - ha dichiarato a proposito del progetto ‘City Life’, un affare da due miliardi di Euro, con chiaro riferimento ai grattacieli ‘storti’- ce ne sarà uno in più e prenderà il viagra”). E Renzo Piano: “Milano è la città che inventò la Triennale, non può ridursi a ignorare la cultura. Sto lavorando al più grande progetto urbano di New York, perché in America c’è voglia di Umanesimo. E noi, culla dell’Umanesimo, andiamo ad importare una visione da shopping center”(‘Corriere della Sera’, 6 aprile 2008). E c’è anche chi ha suonato la campana a morto sulla prossima Expo. Si stenta a credere che sia stato l’ex assessore al Comune di Milano, Vittorio Sgarbi. Nel suo recente libro, edito da Bompiani: ‘Clausura a Milano e non solo. Da suor Letizia a Salemi (e ritorno)’ scrive: ‘L’expo sarà sicuramente un fallimento’,in testa ad un corposo capitolo dedicato all’Expo. ‘L’assegnazione a Milano, battendo la concorrenza di Smirne, è costata una manciata di milioni di Euro, elargita a molti dei paesi membri, e votanti, del BIE (Bureau International des Exposition)’, accusa Sgarbi, il quale contesta il sacco urbanistico di Milano e denuncia l’assenza di qualunque progetto, nel campo della cultura, per l’Expo milanese.
Riferisce, dalle dichiarazioni della Moratti, che sono previsti migliaia di eventi,ma quali saranno nessuno ancora lo sa. “Il motivo principale - scrive Sgarbi- per cui prevedo che l’Expo sarà un fallimento è che manca un’idea forte… Expo Milano potrà contare su un programma di circa settemila eventi – si legge nel dossier sull’Expo – ad alto valore culturale e scientifico, perfettamente integrato con l’offerta espositiva…ma dove sono le idee, almeno l’ embrione di un’idea, per questi settemila eventi”, incalza Sgarbi furioso? Alla fine di gennaio, la Moratti attende ancora di incontrare il Governo per definire l’organigramma direttivo della complessa macchina organizzativa dell’Expo - il suo candidato Glisenti, contestatissimo, non è stato ancora ufficialmente e formalmente nominato amministratore delegato; per conoscere l’ammontare esatto dei finanziamenti statali per l’Expo – complessivamente si stima che si muoveranno intorno all’Expo, 44 di miliardi di Euro pubblici e privati, una montagna di soldi che è l’unico vero obiettivo delle città capitali che si vedono assegnare l’Expo – buona parte dei quali servirà ad una nuova cementificazione della città, come vanno accusando da destra e da sinistra tutti con la stessa forza accusatrice. Notizia recente, di gennaio, è che il Governo, oltre i miliardi di Euro che finiranno nelle fauci dei cosiddetti ‘predoni’ di Milano, ha stanziato anche una cifretta (venti milioni di Euro appena!) per le manifestazioni sportive da organizzarsi nel corso dell’Expo. E alla cultura, all’arte, allo spettacolo – medaglie al valore appuntate sul gonfalone della storia milanese – chi ci pensa? Con quali fondi? Le promesse della Morati - le migliaia di eventi – non convincono e neppure rassicurano. Innanzitutto perchè – come dice Sgarbi - nessun idea è stata ancora avanzata né dagli organizzatori che hanno altro cui pensare e neppure dal mondo della cultura che non sa ancora nulla e neppure a chi indirizzare eventuali progetti. E poi perché la storia recente insegna a non fidarsi di nessuno, neppure della Letizia Moratti. All’ultima Expo, Saragozza 2008 - altro flop nella lista delle Esposizioni universali, a detta degli osservatori - l’Italia ha fatto la sua pessima figura. Il Comitato italiano - sicuramente prorogato, per gli alti meriti culturali guadagnati sul campo, fino al 2015 - ha mandato in rappresentanza dell’Italia: Marisa Laurito, Ron, l’Orchestra italiana e Renzo Arbore, l’Orchestra Toscana Jazz, i Cameristi della Scala ed I Solisti Veneti, oltre a quattro giovani cantanti lirici. Nulla insomma che rappresenti quell’Italia che è degna di essere esportata per un’occasione espositiva mondiale come le Expo. Né vale a giustificare tanta inconsistente quotidianità e banalità la convinzione che le Expo oggi non svolgano più l’importante ruolo di vetrina internazionale che avevano nei secoli passati, quando la comunicazione ancora lentissima non favoriva scambi e confronti. Giustificazione priva di senso, se solo cinquant’anni fa, nella periferica Bruxelles, in occasione dell’Expo del 1958, una trinità di artisti creatori (Le Corbusier, Edgar Varèse e Iannis Xenakis) ergeva il famoso, ormai storico se pur distrutto, Padiglione 'Philips', commissionato dalla ben nota industria multinazionale. Dunque ora non è più necessario misurarsi con le nuove sfide che attendono l’umanità? La creatività, calpestata impunemente da molti governi e da quello italiano in particolar modo, non ha più senso, non serve più a nulla, non c’è ragione per metterla ancora in mostra? Oppure non rappresenta più agli occhi del mondo un paese come il nostro, dedito soprattutto agli affari – che è poi il pericolo maggiore che, in modi diversi, tutti vanno denunciando pensando alla deturpazione immobiliare che si annuncia per Milano? Una proposta, una sola, in senso opposto, ma per fortuna caduta immediatamente nel vuoto, perché priva di senso e
costosissima da qualunque punto di vista la si consideri - costi effettivi, sforzo produttivo, impegno programmatico. E’ venuta da Stéphane Lissner: rappresentare, nel corso della stagione 2015, l’intero ciclo di Karlheinz Stockhausen, Licht che proprio a Milano vide la luce, per i primi titoli. Che cosa c’entra Stockhausen con Milano? E con l’Expo? Forse c’entra, nel pensiero di Lissner – il quale, da noi interpellato, venendo meno al suo solito garbo, questa volta non ha voluto spiegarci le ragioni di tale infelice sortita – in quanto rappresenta uno degli avamposti di maggior presa sul fronte della musica sposata alla tecnologia? E se anche fosse, non sarebbe meglio allora, dopo aver celebrato – come si annuncia e giustamente - Giuseppe Verdi nel prossimo anniversario del 2013, celebrare Wagner, l’eterno antagonista del grande Peppino, con la sua ‘Tetralogia’, appena due anni dopo, nel 2015? Certamente lo sforzo produttivo wagneriano, pari se non superiore a quello richiesto per Stockhausen, sarebbe più giustificato e sicuramente ben ripagato. E comunque, scartata l’idea di Lissner, e dato per scontato che la Scala, ma forse anche la Verdi e i Pomeriggi musicali, ora con nuovo direttore artistico, il compositore Ivan Fedele, ed il Festival Mito faranno la loro giusta parte, Music@, senza esserne richiesta (da chi attendersi tanta sensibilità verso tale problema?) s’è fatta portavoce di una giusta esigenza del mondo culturale e musicale italiano. Pensare ed offrire ‘Suoni per l’Expo 2015’, contro ‘ I predoni di Milano’, ai quali interessa soprattutto costruire e cementificare la città, per avere poi intorno terreni resi edificabili, con i quali attuare il successivo vero ‘sacco’ della città. Music@ ha inviato ad un folto gruppo di musicisti ed artisti italiani, scelti fra quelli più creativi, un invito a partecipare a questo progetto. L’accoglienza è stata, nell’immediato, entusiasta e l’iniziativa, giudicata da tutti oltre che opportuna, necessaria e sacrosanta.
                                                                                  ( Music@ n.12. Marzo-aprile 2009)

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