lunedì 22 settembre 2014

L'addio di Riccardo Muti all'Opera di Roma. Pappano il suo sostituto? Letto sulla stampa

L'immagine di Riccardo Muti, sconsolato ed esterrefatto e solo, seduto nel retrolpalco dell'Aula magna dell'Università 'La sapienza' di Roma, quel lunedì 7 aprile 2003,  in occasione del concerto celebrativo dei settecento anni dell'Università  di Roma, allora retta dal rettore D'Ascenzo, l'abbiamo ancora nitida  davanti agli occhi. Era venuto a Roma, a capo della sua orchestra scaligera, e si era trovato, senza colpa,  in mezzo ad una manifestazione che opponeva  il rettore agli studenti che  volevano boicottare il concerto e  la attribuzione al maestro della laurea 'honoris causa' ( quest'ultima gli venne materialmente data alcuni anni dopo dal successore, Frati - il peggio non ha mai fine ! - nel corso di una cerimonia che a noi almeno parve addirittura ingiuriosa nei confronti di Muti).
Muti, lì seduto, era in attesa che qualcuno gli comunicasse se tenere il concerto o meno. Ecco come Muti non si è voluto immaginare nei mesi a venire, qualora avesse continuato a lavorare al teatro dell'Opera, ed ha perciò dichiarato forfait per i due titoli in cartellone.
Non vogliamo dire che Muti abbia ragione su tutti i fronti,  e che lui non abbia da imputarsi  precise responsabilità. In passato in qualche occasione, stante la nostra stima per il direttore,  gli abbiamo spesso imputato qualche inavvedutezza.  Nonostante ciò e non rinnegando nulla di quanto abbiamo scritto di lui,  ora vogliamo solo confermare che  condividiamo il suo gesto;  precisando, magari , che avrebbe dovuto farlo prima, molto prima, durante la inutile allegra gestione di De Martino, sostenuto da un sindaco, Alemanno che ora vuole proporsi come salvatore dell'Opera di Roma, sul cui palco reale, ai tempi della sua gestione, si vedevano certe facce impresentabili che ci fa senso perfino nominare.
 Muti non poteva , per una stagione ancora,  attendere ad ogni recita il via libera di quattro sindacalisti (che poi  quattro non sono, rappresentando una bella fetta di dipendenti del teatro) i quali oggi si dicono addolorati ed addirittura disposti a scioperare al  suo fianco per supplicarlo di tornare ( restare). Facce di bronzo, che purtroppo non sono poche, come risulta dal recente referendum al quale hanno votato la metà circa dei dipendenti. Capita l'antifona?
 Ora il problema più urgente da risolvere è trovare un direttore che sostituisca Muti per l'Aida inaugurale,  e trovarlo prestissimo, perchè fra meno di un mese cominceranno le prove. Riusciranno nell'impresa  Marino e Fuortes, ed anche Vlad che si troverà nella difficile posizione di essere al servizio di Muti  e di lavorare ora contro di lui - si fa per dire? Perché il possibile sostituto  non sarà gradito al direttore uscente, chiunque egli sia.
Sui giornali abbiamo letto tante cose,  soprattutto molto colore,  ripetute fino alla noia in ogni occasione, ed ormai risapute da tutti a memoria. Come i tanti stupidi privilegi, compensati da balzelli di stipendio ai quali non crediamo si dia più corso nei nostri teatri, altrimenti ha ragione chi dice che Nastasi è complice della distruzione del nostro sistema lirico, se nei tanti anni da quando è al Ministero non è riuscito a cancellare simili FURTI legalizzati dai cosiddetti contratti integrativi.
 Abbiamo anche letto che occorre diffidare dei gazzettieri ufficiali - ve ne sono in tutti i giornali, anche importantissimi - sempre pronti a tessere panegirici, a comando, dei responsabili massimi delle istituzioni, e poi a stilare condanne a morte di quegli stessi lodati il giorno prima: sempre a comando e forse non gratuitamente.  Noi lo andiamo dicendo e scrivendo da anni, ci piace rilevare che ora anche qualcun altro lo scriva (  come Mattioli su 'La Stampa'). E di notare che in simili circostanze chi si espone di più è il giornalista non di settore. Anche l'Associazione nazionale critici musicali dorme, però nel frattempo ha cambiato logo ufficiale. Onore a Francesco Merlo di 'Repubblica' per il suo pezzo di oggi sul caso Muti che consigliamo di leggere,
 Che poi all'Opera di Roma la conflittualità sia storia vecchia -  i politici non hanno nessuna responsabilità, giacchè vi hanno sempre imposto capi e dipendenti? - chi non lo sa? Ancora Mattioli ha ricordato la breve gestione di Sinopoli - anch'egli con le sue colpe, specie per quel progetto di creare una seconda orchestra, 'apri e chiudi', con orchestrali 'a chiamata' ogni volta, a seconda delle necessità - ed in particolare un episodio di sindacalismo controproducente di cui fu testimone un suo collega. Solo che si è dimenticato di aggiungere che quel collega era in teatro non nelle sue funzioni  di cronista, bensì di 'drammaturgo' a fianco del suo amico Sinopoli  che lo aveva voluto, e al soldo del teatro.' Drammaturgo'  de che?
 Abbiamo anche letto di Vincenzo Bolognese, 'spalla' dell'Orchestra dell'Opera, assai chiacchierato e coralmente in questi ultimi mesi, e pur difeso da Accardo.  Bolognese nei giorni scorsi ha inaugurato un festival - lo chiamano così, mentre si tratta di qualche concertino, ben foraggiato comunque dal ministero di Nastasi e Franceschini, in quel di Rieti - alla testa dell'Orchestra Roma Sinfonietta e non dell'orchestra dell'opera.  Il  festival ha come sovrintendente una gentile signora che figura da  alcuni anni fra i collaboratori del Teatro dell'Opera, ben pagata, anzi la più pagata fra i collaboratori, perchè artefice di tali scambi 'culturali' come si è soliti ironicamente definirli?
 Come si dice a Roma, con l'uscita di Muti, ora per l'Opera, son c...
 P.s. In serata leggiamo anche di Pappano come possibile sostituto di Muti all'Opera di Roma.  certo sarebbe la soluzione ideale, ma per ora si tratta solo di sciocchezze. Dovrebbe lasciare anzitempo Santa cecilia, perché ambedue non potrebbe tenerle, e che fa con il Covent Garden? A meno che non realizzi il  suo folle disegno Marino, al quale già troppe volte abbiamo accennato, secondo cui la Capitale potrebbe fondere le due fondazioni musicali, risparmiando su rispettivi vertici: un solo sovrintendente ed un solo direttore artistico per le due fondazioni 'fuse'. Esattamente come 'fusa' sarebbe anche la sua  mente, nella quale è maturata tale mostruosità e per la quale  basterebbe anche una sola orchestra che fa l'uno e l'altro repertorio, alternativamente. Ma allora si potrebbe anche liberare la  sede all'Auditorium  di Santa Cecilia? E noi, infine, liberarci di Marino ?
 Si fanno i nomi dei possibili candidati alla direzione di Aida.  Non vorremmo, come accaduto spesso a Santa Cecilia dove , mancando Temirkanov, al suo posto ha diretto Rizzari, con tutto il rispetto possibile per il giovane direttore, assistente di Pappano. 

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