sabato 27 settembre 2014

Il mondo della musica in Italia è popolato in massima parte da falchi travestiti da colombe

La musica, si dice, è un linguaggio universale che supera le barriere di qualunque genere, comprese quelle linguistiche, ed unisce tutti gli uomini. E qualcuno aggiunge che li rende fratelli. Fratelli un corno. Solo apparentemente lo sono, in realtà ciascuno per suo conto ed autonomamente tiene a segnare il proprio territorio, al massimo si  può alleare con l'intestatario di quello attiguo, nella speranza un giorno di annetterselo. Se poi il nostro musicista è avanti negli anni, fatica a pensare di scendere dal palcoscenico, anche quando restarci un minuto in più lo danneggerebbe. E lui lo sa bene, dall'esempio altrui.La grande star della musica, in età avanzata con mezzi sfibrati ed ormai appannati, crede di potersi permettere ancora tutto, convinto che  tutto gli verrà perdonato, in ricordo del celebre splendente suo passato. Qualche volta, ma raramente, per far vedere che non si disinteressa di chi lo sostituirà, quando sarà in posizione orizzontale,  finge di interessarsi al destino dei giovani, come fanno tutti a parole,  nei fatti dimenticati e anzi ostacolati nel cammino professionale, anche dalla presenza oltre tempo massimo delle vecchie glorie sul campo.  Rottamazione: vi dice qualcosa questo termine? In certi casi sarebbe necessaria, andrebbe addirittura imposta.
 Il più delle volte, infine, fingono di non avere occhi per  guardarsi intorno e, in presenza di gravi fatti, e gravissime irregolarità, si girano dall'altra parte e tirano dritto tacendo.
 Come altro giudicare il silenzio imabarzzante che  proprio in anni recenti e fino a quest'estate scorsa, ha circondato le vicende di alcune orchestre giovanili, non tutte dello stesso livello, che una dopo l'altra sono state chiuse - DISTRUTTE - nel disinteresse generale del mondo della musica che avrebbe, in questi casi sì, dovuto protestare a voce alta?
 Le ultime tiepide proteste si ricordano quando, una dopo l'altra, la RAI dei benemeriti professori -  un gruppo di uomini di cultura del... ciufolo al quale fu affidata la gestione della RAI per qualche tempo - chiuse le orchestre dell'ente radiotelevisivo italiano. Qualche protesta ci fu; ma subito s'acquietò. In fondo che ci frega - pensarono dopo appena qualche rimostranza? Accadeva una ventina di anni fa. L'Orchestra  (di Torino) risorta dalle ceneri delle precedenti quattro ha appena festeggiato i primi vent'anni di esistenza.
Una decina di anni fa, invece, ad opera di un benemerito musicista italiano, uno dei più grandi nella considerazione generale, veniva chiusa l'Orchestra Giovanile di Santa Cecilia. Il benemerito barbaro  travestito si chiamava Luciano Berio,  che addossò la colpa all'orchestra madre dell'Accademia i cui professori, a suo dire, non avrebbero voluto quel vivaio che si stava creando un bello spazio nella vita musicale romana ed italiana, temendone la concorrenza. La realtà era che mancavano soldi, non tanti, ma che non c'erano; mentre Berio si aumentava lo stipendio da sovrintendente-direttore artistico dell'Accademia, aumento che Cagli ha ereditato e mantenuto per dieci anni giusti senza lagnarsene.
 Qualche anno fa, medesima sorte è toccata all'Orchestra di Roma e del Lazio che svolgeva le sue stagioni proprio all'Auditorium di Roma, la domenica pomeriggio, giorno in cui Santa Cecilia, per la concomitanza delle partite di calcio al vicino Stadio Olimpico, aveva lasciato libero, anticipando il concerto al sabato. Quel vuoto l'aveva riempito l'Orchestra di Roma e del Lazio. Bastarono  poche rivendicazioni sindacali per chiudere un'orchestra, prevalentemente di giovani, che aveva già alle spalle alcuni anni di buona attività.
Veniamo ora a parlare anche di un' orchestra di giovani prestigiosa, che è sparita nel  colpevole silenzio e disinteresse generali, anche e soprattutto del mondo della musica. Ci riferiamo alla  Orchestra Mozart, fondata e curata da Claudio Abbado, con sede a Bologna, chiusa pochi giorni prima della morte del direttore, sulla quale nessuna parola costruttiva s'è udita, salvo  quelle di circostanza all'indomani della chiusura. Quella volta si fece sentire anche il Ministero, assicurando che l'orchestra non sarebbe morta. Esattamente come non è poi accaduto. E sono trascorsi già nove mesi dalla chiusura 'momentanea'. Ma chi può ancora credere al grande progetto di rinascita di Nastasi? E' lui il vero distruttore della musica in Italia.
 Ultimo caso quello dell'Orchestra sinfonica di Roma, fondata e guidata da La Vecchia e finanziata con il denaro di una fondazione bancaria. L'Orchestra teneva i suoi concerti, molto frequentati, la domenica pomeriggio ed il lunedì sera, nell'Auditorium della Conciliazione. E' bastato che la fondazione bancaria  riducesse un pò il suo finanziamento che anche quell'orchestra è finita.
 Ora si parla, per bocca di quell'altro barbaro che si chiama Ignazio Marino, che sembra assecondare il progetto della 'grande Italia senza musica' di Nastasi, di chiudere teatri ed orchestre trasformando i primi  in enti di distribuzione. Che aspetta il mondo della musica italiano a scendere in piazza con i forconi,  non più solo con i tromboni?

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