mercoledì 24 settembre 2014

Ancora di Muti che dà l'addio a Roma. Piange Fontana, presidente AGIS. Foletto e la sua associazione di critici tace.

Chi si è sorpreso della dichiarazione di Carlo Fontana, attuale presidente dell'Agis, e fino ad una decina di anni fa  fratello/coltello di Muti alla Scala, non ha considerato che  in situazioni drammatiche si deve tenere un comportamento che passa anche  sopra antiche ruggini. Fontana si è detto dispiaciuto e sorpreso del fatto che un teatro italiano non abbia saputo tenersi un direttore, sebbene suo  nemico di un tempo,  Riccardo. E Fontana ha perfettamente ragione. In teatro, primi fra tutti i troppo coccolati orchestrali non si sono resi conto di avere in casa, senza esserselo  meritato, uno dei direttori più amati ed ambiti del pianeta. Il quale era sbarcato a Roma,  Vespa dice:  per amicizia nei suoi confronti; Alemanno aggiunge: perché gli aveva fatto ponti d'oro,  e Veltroni: che era stato lui il primo a corteggiarlo, dimenticando tutti che Muti è venuto a Roma anche perché voleva vendicarsi della sua ex Scala che  ai tempi,  e prima del  traumatico divorzio, era stata la Scala di Muti e Fontana.
  A differenza di Fontana e degli ipocriti orchestrali dell'opera che ora vorrebbero ancora scioperare, ma per solidarietà con Muti, sperando che il loro gesto estremo, prima e troppe volte utilizzato per costringere Muti ad andarsene, sortisca un qualche effetto, nessun altro s'è fatto sentire sulla questione. Non si è fatta sentire Santa Cecilia, e forse in questo caso  con  qualche  ragione (?), dopo che dalla cerchia di Muti erano arrivate, a mezzo stampa, all'indirizzo di Pappano e dell'orchestra offese ingiustificate, ma che in questa occasione avrebbe potuto passarci sopra, visto che con l'Opera condivide un Sovrintendente-amministratore delegato ( Fuortes); avrebbero potuto dire qualcosa a titolo personale i dirigenti di Santa Cecilia, neanche quelli; solo qualche giornale l'ha tirata in ballo l'Accademia, parlando della possibilità che Pappano vada a dirigere l'Opera - allo stato attuale una sciocchezza - anche se sarebbe la soluzione migliore per il teatro ed anche per Pappano in Italia, una volta terminato il suo impegno con l'Accademia ( qualora volesse concluderlo prima, e fare la stessa cosa con Londra). In questo caso avremmo finalmente due teatri, Milano e Roma, con due direttori come si deve (Chailly e Pappano) pronti a farsi concorrenza sul piano della qualità, l'unico che si deve avere sempre presente, e, diciamo pure, sul terreno dello stesso repertorio che, a Roma e Milano, deve essere innanzitutto ITALIANO.  E Santa Cecilia  potrebbe pensare, in tempo, al successore di Pappano, che un giorno o l'altro sicuramente lascerà, mentre non si capisce ancora se Cagli lascia o non lascia, e pensieri cattivi vengono a chiunque  consideri il probabile  successore,  Michele Dall'Ongaro, INDESIDERATO da alcuni (forse troppi), che egli stesso sta allevando in seno e tenta in tutti i modi di sostenere. Non si  è fatto sentire ufficialmente neanche il Consiglio di amministrazione del teatro, e il membro Battistelli, l'ha fatto con una intervistina a Repubblica, indegna di nota.
 Non è intervenuto nessun altro sovrintendente  o direttore italiani. Nessuno.  E, neppure, per quattro parole, magari di semplice circostanza, l'Associazione dei critici musicali, dal cui interno qualche bocca meno cucita del resto ci riferì, ai tempi di Muti alla Scala, che loro parteggiavano per Abbado e che prima di attribuire un premio 'Abbiati' - manco fosse un Nobel, dove pure ci sono impicci - a Muti avrebbero preteso un miracolo. Sul sito, rinnovato, dell'Associazione, che però rinnovando gli organi sociali ha lasciato  quelli di sempre, gli ultimi comunicati presenti sono quelli  di solidarietà con l'addetta stampa del Comunale di Firenze,  Susanna Colombo fatta fuori dall'ing. Francesca Colombo (due colombe in un unico nido non ci  potevano stare!) nonostante che Susanna Colombo non fosse un critico musicale in attività; e di Paolo Isotta, ma a denti stretti, all'indomani del contenzioso con Lissner, soltanto perchè  finito sui giornali. Dopo di che, e negli ultimi due o tre anni, l'Associazione presieduta da un ventennio da Foletto, non ha trovato nessuna occasione meritevole di un suo intervento.

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