martedì 13 maggio 2014

Santa Cecilia non perde il vizio di fottersene degli artisti italiani

Non veniteci a dire che non è vero. Date prima un'occhiata alla nuova stagione 2014-15, sinfonica e cameristica, dell'Accademia di Santa Cecilia e poi ne riparliamo. Se non cambia la testa, in Accademia non cambierà mai nulla. Le lettere, rese pubbliche da Music@,inviate agli Accademici dal Card. Bartolucci, ma anche da Michele Campanella e da altri, nelle quali veniva unanimemente e coralmente denunciata una gestione dell'Acccademia non proprio specchiata da parte di Cagli, come anche l'ascesa, dichiarata sospetta in Accademia di alcuni personaggi, non hanno insegnato nè mutato nulla. E del resto come chiedere a Cagli ed al suo staff di essere diversi da ciò che hanno sempre mostrato di essere, e cioè di perseguire certi intenti, di invitare gli stessi nomi (non vale la ragione che una volta, ai tempi della stesura del nostro libro su Pappano, il direttore ci disse, e cioè che certi nomi erano ricorrenti perchè erano fra quelli che riempivano la sala e che perciò facevano bene al botteghino); alcuni altisonanti salvo poi a sostituirli, in caso di défaillance - e con alcuni accade regolarmente (Temirkanov, l'esempio più illustre)- con  altri di minor peso,  minore notorietà ed anche minor cachet? E poi l'elenco lunghissimo di direttori stranieri che debuttano a Santa Cecilia. Possibile che non  ve ne sia uno italiano, desideroso di salire sul podio dell' Orchestra dell'Accademia,  e meritevole di tale salto? Come anche che non vi siano solisti italiani altrettanto degni dei solisti stranieri invitati quasi ogni stagione? Gli italiani, anche quelli di valore, sono scomparsi a Santa Cecilia, che è in massima parte finanziata con i soldi italiani, ma è retta da generali esterofili, senza ragione e fuori da ogni logica. E non ci vengano a dire che ci sbagliamo, perché in cartellone si leggono alcuni debutti italiani. Pochi, troppo pochi, quasi inesistenti. Possibile che a tale anomalia  nessuno presti attenzione, opponendo la libertà di programmazione? Possibile che per  il ricorso alle prime parti dell'orchestra non si tiri in ballo la vera ragione, e cioè il risparmio, oltre il contentino?
 Da tempo assistiamo al panegirico corale della stampa all'annuncio di una nuova stagione.  Lo fa con tutte, grandi, piccole e medie; decenti, buone e orrende... .  Per Santa Cecilia la canzone è sempre la stessa: grandi nomi, programmi interessanti, trionfali tournée. E, in parte, corrisponde al vero.  Ma Santa Cecilia merita di essere messa su un piano più alto di tutte le altre istituzioni italiane, come mira ad ottenere l'attuale dirigenza? Certo che lo meriterebbe, e lo merita soprattutto per la presenza di Pappano; ma che una simile promozione debba essere concessa ad una istituzione che mette gli artisti italiani sotto i piedi, è davvero troppo.

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