venerdì 25 aprile 2014

Letto sui giornali.I Berliner si fanno i dischi da soli. Abbado invece di Allevi. L'Opera di Roma tira la cinghia. L'Argentina è lontana

I Berliner hanno deciso di dar vita ad una propria etichetta discografica, sganciandosi dall'etichella 'gialla' Deutsche Grammophon, alla quale sono stati legati per lunghissimi anni. L'Orchestra  ha preso la decisione d'accordo con il suo attuale direttore Rimon Rattle. Si tratta di una primizia? Per i Berliner sì, ma non è una primizia in assoluto. L'hanno già fatto, anni fa, Gergiev e il suo Mariinskij di San Pietroburgo, per lungo tempo legati alla Philips; e successivamente l'ha fatto anche  Jordi Savall con il suo complesso Hesperion che ha creato l'etichetta Alia Vox, con la quale incide nuovi dischi e riedita quelli passati di cui h acquistato i diritti dalla precedente casa discografica, e tutti hanno una grande visibilità.
La Radio della Rai elimina Allevi e ci mette Abbado. Fino a poco tempo fa le trasmissioni si aprivano con l'Inno di Mameli diretto ( o forse bistrattato) da Allevi - solo la radio di un paese sottosviluppato poteva osare tanto - ma d'ora in avanti si apriranno con lo stesso Inno nazionale ma suonato dai Berliner, diretti da Abbado. Se capiamo Abbado, non comprendiamo i Berliner. Dalla padella alla brace della sciatteria. Quando Rai Tre cambierà la sua sigletta ( Schubert/Berio, ma solo Berio - ora i suoi eredi - prende i diritti!!!)  che inonda l'intera programmazione quotidiana?
L'Opera di Roma deve tirare la cinghia. Nel bilancio di previsione per il 2014, la cultura a Roma deve restringersi, a cominciare dall'Opera, dotata ora di un nuovo sovrintendente che tutti lodano ' ANTE DIEM RATIONIS', per dirla liturgicamente, che deve procurarsi soldi da sè, tagliare le consulenze - a proposito giorni fa avevamo segnalato qualche consulenza sospetta, che si aspetta a tagliarla?- ridurre costi e personale - e questo l'ha già fatto cominciando con il piede sbagliato, dai ballerini ( un sovrintendente che capisce i problemi dell'arte, avrebbe cominciato dagli uffici, dove sono accatastati dipendenti su dipendenti messi lì ad ondate con le varie sovrintendenze), perchè il Comune ridimensionerà il suo contributo annuale che, fino ad oggi - complici i vari sindaci, nessuno escluso - era il più alto d'Italia, dopo quelli di decenni fa che in Sicilia arrivavano al Teatro Massimo, quando i sovrintendenti erano amici e fiancheggiatori degli amministratori comunali e regionali di turno. Comunque la si giri, la politica in ogni settore e ad ogni  latitudine ha fatto sempre disastri, a spese di tutti.
 L'Argentina è lontana. Le vicende che riguardano la direzione del Teatro Argentina di Roma non accennano ad essere risolte. Da tempo s'è insediato il presidente, direttamente dalla Rai, Marino Sinibaldi; poi, dopo faticosissimo travaglio, si era fatto il nome di Ninni Cutaja come direttore, senonché il ministero di Franceschini ha posto il veto, ma preventivamente aveva dato il via libera. Un pentimento! La comunicazione al Comune è arrivata all'assessore Barca ed al presidente della Commissione Cultura, Di Biase, compagna del ministro Franceschini, e già in corsa per l'assessorato, poi assunto dalla Barca. Ora che la Barca  fa acqua, nel laghetto di Villa Borghese, che che Marino ha solcato 'in solitaria' - che pena! - la compagna del ministro potrebbe nuovamente essere candidata all'assessorato, questa volta forse con maggiori chance, e non perchè sia la compagna del ministro,  sia chiaro, semplicemente perchè prima non s'erano accorti di quanto fosse brava.
 Intanto Marino, Barca, Di Biase e Sinibaldi si sono riuniti per decidere. Mancava Franceschini? Non sarebbe stato meglio invitarlo per evitare ripensamenti? Franceschini c'era, non in carne ed ossa ma in spirito,  rappresentato dalla sua compagna.

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