domenica 30 marzo 2014

Il gran cuore degli italiani si chiude alla cultura?

L'econonomista e critico musicale Giuseppe Pennisi, nonchè nostro amico, ha esaminato i risultati di alcune inchieste, condotte da società ad hoc, relative alle donazioni degli italiani, solitamente di buon cuore. Ed ha rilevato che gli italiani hanno davvero un cuore 'grande così';   ma che la loro munificenza, straordinaria, si rivolge soprattutto ai settori della ricerca medica  e che la cultura e lo spettacolo ne sono beneficiari in modo assolutamente marginale. Questa non è storia nuova, perchè già alcuni anni fa venne fuori questo dato, allorchè il ministero rese noto l'elenco d elle istituzioni culturali alle quali gli italiani avevano devoluto il loro 5 per mille, al momento della dichiarazione dei redditi.
 Tale percentuale era bassissima -  noi lo rilevammo su Music@- e i donatori in numero davvero esiguo, al punto che , se non ricordiamo male, per la Scala, neanche un numero uguale agli abbonati avevano donato al loro teatro - al quale sia chiaro avevano già versato il costo dell'abbonamento - una briciola del loro 5 per mille. Scrivemmo allora che quei dati non erano affatto esaltanti, come  andò dichiarando, ad esempio, Walter Vergnano sovrintendente del Regio di Torino, che,al contrario, erano deprimenti assai. E del resto come poteva l'italiano, seppure di buon cuore, devolvere il suo 5 per mille ad istituzioni che sappiamo essere mal governate, dove i politici destinano i loro servitori, sempre ben pagati per i servizi resi nella vita precedente, o a Pompei, la vergogna del mondo per il cui sito anche l'attuale ministro parla parla e lì, giorno dopo giorno, tutto va in malora, perchè non si attende che il ministro si muova effettivamente. Di fronte a tale sconsolante panorama non c'è da meravigliarsi che il cuore degli italiani resti impietrito ed insensibile, mentre poi si umanizza - giustissimamente - quando si parla di bambini ed anziani malati o di persone affette da malattie incurabili.
 C'è da aggiungere che la disaffezione degli italiani verso il mondo della cultura, verso il quale per molti altri versi si mostra assai sensibile,  ha come pendant l'indifferenza dello Stato, il quale promette e promette da decenni  la possibilità di  detrarre completamente o quasi dalle tasse per i si singoli le donazioni per enti culturali e non lo fa mai, mentre  appena  si parla di finanziamento privato dei partiti,  immediatamente alza la percentuale della detraibilità di tali donazioni dal reddito, nel timore di restare senza soldi da rubare.
 Perciò a nulla serve che Franceschini venga a dirci che il suo è il ministero più importante del nostro paese, come ha ribadito anche ad Obama, nel brevissimo incontro all'ombra del Colosseo, e che il suo è il mestiere più bello del mondo, dovendo occuparsi, per mandato governativo, della bellezza e della sua conservazione; mentre nei fatti non fa che assistere impotente alla sua lenta graduale inarrestabile distruzione.
 Sulla nostra bellezza non lo Stato ma il cinema fa soldi ed anche i privati, come ad esempio l'associazione CIVITA - chi la presiede? Gianni Letta . Come ti sbagli ? - che gestisce servizi di vario genere in molti siti museali e gallerie italiani.Guadagnandoci.Lo Stato no,  Civita Sì.

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