domenica 23 giugno 2013

La sedia vuota


                                                                             

Cosa avrà pensato, e cosa avrebbe voluto dirgli, Benedetto XVI, a Papa Francesco, quando  assistendo al concerto televisivo dell’Orchestra nazionale della Rai,  dalla grande sala Paolo VI in Vaticano, in occasione dell’Anno della Fede, ha notato che la bianca poltrona del pontefice era vuota? Un malore, un impegno pastorale improvviso ma improcrastinabile del suo successore? Si sarà forse preoccupato, perché non ci è dato sapere se il giovane monsignore, un tempo suo segretario particolare, presente al concerto,  informato in tempo dell’assenza del pontefice, l’abbia avvertito. Certo è che questa sua mossa plateale ha sorpreso molti, e non allo stesso modo di altre sue inconsuete ma condivise uscite dei primi mesi di pontificato. Il gesto non poteva non suscitare congetture e riflessioni. Papa Francesco, in procinto di far esplodere un’autentica bomba sulla curia romana e sullo Ior, ha scelto di tenersi lontano dalla partecipazione ad un concerto che sarebbe suonata troppo distensiva, nel clima infuocato della vigilia? E, proprio in vista di tali storici cambiamenti, Papa Francesco avrebbe preferito incontrare, nel corso del pomeriggio, vescovi e consiglieri. Una visita, improvvisa, in clinica ad un cardinale ammalato, per recargli conforto? Nulla di tutto questo. E il breve saluto rivolto a suo nome da mons. Fisichella non fugava la ragione vera di tale scelta.  Papa Francesco ha voluto mandare pubblicamente e platealmente un altro segno del nuovo corso della Chiesa, ammesso che lo sia: i concerti sono per i principi, ed io non sono un principe del Rinascimento. Papa Francesco, dunque, con questo gesto, avrebbe messo fra parentesi l’intero pontificato di Papa Ratzinger che, almeno a parole tanti sforzi ha compiuto per riconciliare fede ed arte, ponendosi sulla stessa linea di Papa Wojtyla, rozzo -  è risaputo - in fatto di sensibilità artistica. Vien fatto di chiedersi se Papa Francesco, fin dagli anni di formazione, sia stato indifferente, o sordo nei confronti della musica. Se abbia, qualche volta, compreso la profondità e sublimità della preghiera cantata, anche solo nel solenne ed ascetico gregoriano. Se la musica come la poesia e l’arte abbiano mai costituito nutrimento del suo spirito, o se gli sia bastato nutrirsi esclusivamente di Vangelo e di vita cristiana vissuta. Se avesse anteposto il Vangelo alla Musica, nulla avremmo da rimproverare ad un uomo di chiesa.  Ma se la musica e l’arte Jose Maria Bergoglio le abbia sempre considerate passatempi improduttivi ed anche inutili, allora ne saremmo offesi. E, anche cristianamente, non riusciremmo a perdonargli di  non sfogliare un libro di poesia  o di letteratura, o di  non ascoltare  musica per arricchire la sua mente e la sua persona. Come avrebbe fatto ascoltando attentamente la lezione di Beethoven, senza per questo essere considerato un principe rinascimentale. Se gli avessero fatto ascoltare la ‘Messa solenne’ di Beethoven, avrebbe scelto di partecipare al concerto? Ma  la Nona e la Messa non sono tanto diverse. Se, in futuro, andasse a vedere una partita di pallone, vista la sua dichiarata passione per il calcio, parallela alla sua insensibilità per la musica - e  non è detto che non lo faccia - mons. Fisichella’, in suo nome,  lo spiegherebbe con “l’andare verso il popolo” (di Dio)?

Pietro Acquafredda

3 commenti:

  1. Papa Francesco chiede scusa a Beethoven. Non ce l'ha con lui, nè con la musica. Diciamo che aveva altro per la testa per 'godersi' la gioia di un concerto, e per questo l'ha disertato. Cominciavamo a preoccuparci... Il Corriere della Sera di oggi, a firma Lugi Accattoli, informatissimo, rivela che Bergoglio da piccolo - per ammissione dell'interessato - sentiva l'opera italiana con la madre , e che anche ora accende la radio per "sentire musica classica"; che a Santa Marta s'è portato dei CD e che la sua musica preferita è l'Overture 'Leonora' n.3, proprio di Beethoven.

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